lunedì 21 giugno 2010

Vivevano d’istanti, poi qualcuno rubò loro l’apostrofo.

lunedì 21 giugno 2004

Lei era lì. A quel convegno. E' bastato uno sguardo, anzi due sguardi, perché il primo serve a guardarsi, il secondo sguardo consecutivo è un'altra cosa. Significa un'altra cosa.

Due sguardi. Non l'ho più persa un istante. Lei era lì per un caso, non sapevo altro di lei che era bellissima, era lì per seguire il convegno, in una lingua che non era la sua. Ho iniziato a domandarmi cosa potessi dire, e ho iniziato a pensare, pensare, cercare qualcuno che potesse aiutarmi a tradurre. Poi rifiutavo l'idea che veramente potessi fare qualcosa del genere: io sono timido, te lo ricordi? Non sei il tipo di persona che fa queste cose. Non da sobrio, almeno.

Il mio compito è nell'organizzazione del convegno, devo dare le cartelle, fare le registrazioni, le persone che passano, non posso distrarmi. Ma lei dov'è? Ah, lassù.

C'è Donatella. Donatella, tu hai visto quella ragazza? Quella bionda. Quale? Aspetta, quella, eccola, sta passando. Donatella mi guarda: si, è bellissima.

"Puoi aiutarmi?". Non c'è altra possibilità, io non sono nessuno, lei non mi darebbe mai retta..forse a Donatella si.

Donatella ha un lampo negli occhi, si illumina. Io inizio anche a temere cosa farà.. La insegue, mi dice di seguirla, la blocca, io sono dietro, ma vorrei scomparire. Riesce a fermarla e le dice (in inglese) che .. "io le vorrei dire qualcosa". Lei fa finta di non capire, il convegno ricomincia, non c'è tempo per spiegarsi...Donatella le dice che se vuole dopo ci vediamo vicino al tavolo qui fuori. Lei guarda me. Io annuisco qualcosa. Si chiama Karina. C'è scritto anche sulla cartella.

In ogni caso, nessuno nota niente, a quanto pare. Bene.

Naturalmente, alla fine della prima parte del convegno non succede nulla.

Arriva il pranzo. Mastico qualcosa, cercando di evitare i tortiglioni freddi, e mi consolo col riso in salsa mista (di qualcosa). Sembra commestible. Cerco alcolici, ma non ne trovo. In compenso Teresa Rocchino mi benedice, e Francesco si avvicina. Lui sa. Come sempre.

Ad un certo punto c'è lei. E' sola, in mezzo alla sala. E' lì. Si guarda intorno, forse cerca le compagne. Sono secondi lunghissimi.

Anzi, è un attimo. Devo girare la chiave, mettere in moto le mie giunture, devo andare, andare, andare, prima che qualcuno la porti via. Riesco a muovermi. E' fatta. Sono da lei, mi sorride. Le dico con tutta la naturalezza di un pinguino all'equatore:
"So your name is Karina...do you know its meaning in italian?" (sicchè il tuo nome è Karina, sai cosa significa in italiano?)
"No.."
"Well, in italian you are 'beautiful'".
Terribilmente scontato, direte voi. Infatti.
Ma lei si scioglie in un sorriso che mi fa passare davanti tutta la mia infanzia felice.
Ovviamente, sbagliavo la traduzione: Karina in italiano avrebbe dovuto tradursi come "nice", o "pretty", io le ho detto che era bellissima, non carina. Ma ero quello che pensavo.

Farfuglio qualcosa. E' a quel punto che lei mi chiede se andiamo a parlare fuori perché dentro le dà un po' fastidio la confusione. "Ok!".
Entro in una bolla a-temporale nella quale comprendo solo la voce di Karina ed eventualmente, ma in forma ancestrale, quella di Teresa o per allarme incendio e cose simili.

Fuori c'è un sole bellissimo, si distingue chiaramente Cupido che sta cercando di scagliare frecce con il mitragliatore a ripetizione, e qualche figura che mi passa davanti e mi saluta, senza peraltro che io riesca più a riconoscere nitidamente alcuno.

Parleremo sempre, nel nostro inglese difficile, seduti sul ciglio del giardino, la difficoltà di capirsi è grande, ma in qualche modo ci capiamo lo stesso. Mi perdo nei suoi occhi verde smeraldo... Lei mi scrive il numero del suo cellulare, io le scrivo il mio numero. Proviamo a chiamarci, ma senza successo. I gestori lettone e italiano (Tim) evidentemente non contemplano possibili colpi di fulmine nel centro dell'impero. Inizia a delinearsi chiaramente Il Problema: come ci risentiremo, come ci rivedremo? Proviamo a pensare a soluzioni alternative. Lei si scoraggia. La chiamano. Anche a me. Il servizio d'ordine, accidenti!

Francesco si avvicina: "Ho visto che eri occupato..."
Io: "Si..."... "è russa, di religione cattolica-ortodossa"
Lui, trionfante: "SI PUO' FARE!".
Ridiamo...

Torniamo al convegno, ci rivediamo ancora per un momento, per scambiarci le e-mail, ridiamo insieme. Poi tutto torna nel turbinio dell'evento..

C'è la Messa a S.Giovanni, il telegramma del Papa per Monsignore, la bellissima cerimonia, l'omelia. Tutto è intenso.

Arriva la fine della Messa, della giornata. Lei è scomparsa. Io sto ancora pensando a come risolvere il problema di risentirci. Un'idea ce l'avrei. Chiedo a Francesco se eventualmente mi può prestare il suo cellulare, ma non è una soluzione del tutto valida.. e se poi lo cerca la madre da Pantelleria? E se poi Karina non potessi rivederla..? un casino.

Ma a proposito lei dov'è? Probabilmente sta sul pullman, non la vedo più, l'ho persa.
Scoraggiamento. Donatella mi porta vicino al pullman delle lettoni, la cerca ma non c'è.

Ad un certo punto lei è lì, ancora una volta, come se stesse aspettando.

E' in quel momento che mi viene concesso il dono dell'illuminazione: mi viene in mente che potrei darle il mio di cellulare. Vado da lei, glielo dico. "Io ne ho un altro. così potremo risentirci". Lei mi guarda, ci pensa. E' ovvio: è un gesto. Se lei accetta il mio cellulare, significa che accetta che ci rivedremo. Faccio in tempo a cambiare la lingua del sistema operativo del cellulare: scegliamo l'inglese, e ci mettiamo d'accordo sulla procedura che useremo (lei risponderà solo a una voce della rubrica, ed agli sms relativi). Lei prende il cellulare e sale sul pullman (che nel frattempo sta partendo).

E' tardi. Bisogna prendere la roba e riportarla alla sede. Mentre penso che probabilmente nessuno ha fatto caso a nulla, mi rendo rapidamente conto che non è così: Salvatore mi aspetta con un sorriso bastardissimo comodamente adagiato sulla moto. Con lui un manipolo di fedelissimi pronti a farmi la festa. Ma si', così scarico un po' di tensione con loro. In realtà credo che lei non la risentirò, queste cose non funzionano mai. Ma vabbè.. è stata una bellissima giornata.

Passo per casa a prendere l'altro cellulare, in realtà quello di mamma, sul quale metto la Sim di riserva.

Lilian mi aveva detto che forse dopo sarebbero andati al Pantheon. La sera non ho molta fame, ma io e Francesco ci buttiamo da "Baffetto 2". Anche se è sabato sera ci porta due pizze in men che non si dica. Le mando un sms comunicando il numero dal quale io sarò raggiungibile d'ora in poi. Niente.

Faccio uno squillo. Niente. Passiamo per il Pantheon, nessun gruppo lettone... giriamo là vicino..nulla.

All'improvviso, squilla il mio cellulare. Sono io! Cioè, è lei col mio numero!!

Poche parole. "I'm at home. We can meet tomorrow at 9.30 am, I have free time, it's ok for you?". "Ok! Where?" Scegliamo il luogo, all'obelisco di S.Pietro, lei sarà lì.

Cammino a 30 cm da terra.

Vado a casa. Prendo una pillola per dormire. Metto due sveglie. Sono indeciso se metterne tre, ma decido che due bastano. Mi sveglierò, da solo, mezz'ora prima. Mia madre mi guarda perplesso: non mi ha mai visto in piedi la domenica alle 8. Faccio in tempo a strappare con i denti una rosa rosa dal giardino. Vado.

Arrivo 15 minuti tardi (ovviamente), sono al luogo dell'appuntamento. Lei non c'è. Mi giro, mi viene incontro, da sola, è meravigliosamente bella ed anche leggermente imbronciata.

Da quel momento in poi partiremo per un giro, a piedi, sul quale ovviamente non posso dirvi molto di più, nei posti vicini a S.Pietro (a livelli diversi). Chi conosce la zona, sa di cosa parlo. Lei e la bellezza di Roma..che connubio. Lei è "fugace".

Come il tempo, che passa velocissimo (lo diceva già Einstein quando doveva spiegare la relatività).
Alle 12 lei deve stare al rendez-vous col gruppo. Ci tiene a non fare tardi. Mi ridà il cellulare.

"I must go".

E' l'ultimo momento, probabilmente non sa che ci rivedremo la sera per la cena (non gliel'ho detto), mi guarda, passano alcuni secondi interminabili, e io le dico "ok". Sorride. Lei va, e raggiunge il gruppo.

Dopo qualche minuto, il Papa si affaccerà alla finestra, e i turisti e i fedeli affolleranno la piazza di S.Pietro come tutte le domeniche. Per i romani una domenica come le altre, per me un giorno che non dimenticherò mai.

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